Giovanni PALANTRA L'Autore di 36° Stormo Diario di 70 anni di Gloria

Il biennio 2007-08 è stato per il 36° un periodo impegnativo, stimolante e carico di novità, anche significative.
Il Colonnello Antonio Conserva, che ha retto lo Stormo per la maggior parte di questi due anni, oltre a far fronte ai tanti impegni – dalla VCO alla CAP-EVAL, dal cambio di sistema d’arma alla perdita di una parte importante del Reparto, quel 156° Gruppo ritrasferito a Ghedi – ha anche pensato che fosse necessario rinverdire le tradizioni del 36° e richiamare alla memoria i tanti che, sotto le insegne dell’unico Reparto dell’A.M. che può vantare una M.O.V.M. e due M.A.V.M. assegnate alla sua bandiera, hanno trascorso gli anni migliori della propria vita, ricorrendo, quando il dovere lo imponeva, anche all’estremo sacrificio.
A questo scopo ha voluto costituire un “Nucleo Storico”e mi ha onorato dell’incarico di ricercare le memorie del Reparto con l’obiettivo di stimolare lo Stormo a ritrovare quello spirito, quella capacità di “fare squadra” che, storicamente, lo ha contraddistinto. Tale operato è stato apprezzato e ulteriormente stimolato, nel solco della valorizzazione delle tradizioni del Reparto, dal Colonnello Gianpaolo Marchetto, attuale Comandante del 36° Stormo.
In fondo, lo spirito di quello che venne definito “Invincibile Stormo” aleggia già nei due motti che da sempre lo accompagnano: “Con l’ala tesa a gloria o morte”, frase che figura nell’araldica del Trentaseiesimo, e “Chi per la patria muor, vissuto è assai”. Quest’ultima proposizione compare sul monumento ai caduti dello Stormo, posto sul piazzale della bandiera, al lato opposto rispetto alla palazzina Comando.
A chi la legge con gli occhi del disincanto può sembrare una frase retorica, aulica ed altisonante. Esattamente quello che sembrò a me, giovane sergente maggiore, quando la lessi per la prima volta, il 10 settembre del 1986, primo giorno di assegnazione al 36°.
La mia ricerca sulla storia e sulle tradizioni dello Stormo al quale mi onoro di appartenere, è partita proprio da questa frase: mi sono chiesto da dove arrivava e scoprire che era parte di un canto (tratto dall’opera “Caritea Regina di Spagna” di Saverio Mercadante, scritta nel 1825) che divenne molto famoso tra i patrioti risorgimentali e che, spesso, veniva cantato mentre si avviavano al patibolo, come nel caso dei Fratelli Bandiera nel Vallone di Romito, in Calabria, nel 1844, mi ha aiutato a comprendere meglio cosa differenzia il mio Stormo dagli altri, altrettanto gloriosi, reparti combattenti dell’A.M..
La disponibilità al sacrificio, la comprensione della necessità di dare sempre qualcosa in più per la perfetta riuscita del proprio lavoro, il voler fare sempre “bella figura” perché “noi siamo Gioia del Colle”, il restare vicino ai colleghi quando occorre “dare una mano”, il sentito attaccamento ai colori del proprio Gruppo, la possibilità di trovare sempre dei volontari quando occorre. Questo è ed è sempre stato il 36°. Spero di essere riuscito a trovare le parole giuste nel descriverlo, in questi 70 anni di storia e … di Gloria.

“Chi per la patria muore, vissuto è assai;
la fronda dell’allor non langue mai;
piuttosto che languir sotto i tiranni,
è meglio di morir sul fior degli anni”

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